In che modo si vengono a creare i rituali nel DOC? Quali tipologie di rituali esistono? Rituali nel disturbo ossessivo compulsivo. L’ansia si manifesta solamente se si interferisce nei rituali messi in atto per difendersi dalle ossessioni.
In alcuni testi è definito come disturbo ossessivo -coattivo, sindrome ossessivo -coattiva. Nel primo caso la psichiatria parla appunto di “ rituali ossessivi ”.
I rituali ossessivi sono azioni messe in atto ripetutamente dalla persona per mediare l’ansia e l’angoscia provocata da ossessioni non controllabili e pervasive. Di conseguenza i rituali fanno parte delle compulsioni compiute dall’individuo conseguenti alle ossessioni subite. Almeno l’ dei pazienti ossessivi ha ossessioni e compulsioni, meno del ha solo ossessioni o solo compulsioni.
Può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. I circoli viziosi ossessivi , i rituali e le compulsioni diventano dei veri e propri piloti automatici, durante i quali il paziente non è più consapevole dei loro effetti reali e del loro significato. Si tratta di pensieri o, più spesso, immagini o impulsi, relativi a scene in cui vengono messi in atto comportamenti indesiderati e inaccettabili per la persona, privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti. Le compulsioni, rituali o cerimoniali, poste in essere per ridurre il disagio scatenato dai pensieri ossessivi , producono. Di solito questi rituali compulsivi causano malessere al soggetto che li realizza e gli fanno perdere molto tempo.
I rituali mentali nel disturbo ossessivo compulsivo Nella psicoterapia del disturbo ossessivo compulsivo, uno degli errori più comuni che i terapeuti fanno è quello di non riconoscere (e dunque non trattare) le compulsioni mentali.
Ciò che distingue questa patologia fobica dalle altre è che la persona inizialmente utilizza il rituale per far fronte ad una situazione fobica dalla quale si vuole proteggere. Disturbo ossessivo compulsivo: come funziona? Il rituale , creato attraverso un controllo di ciò che si teme, crea l’autoinganno nel paziente di essere tutelato. I pensieri ossessivi compaiono in questo caso sotto forma di domande e non ci sono rituali. Il paziente affetto da D. Il dubbio patologico fa entrare l’ ossessivo in un circolo vizioso di domande alle quali prova a rispondere per poi farsi altre domande.
Le persone con disturbo ossessivo compulsivo (malattia DOC) sentono il bisogno di controllare le cose più e più volte o di avere un pensiero di esecuzione continuo come se fosse routine o addirittura rituale. Questo disagio emotivo può essere tanto intenso che le persone si sentono costrette a mettere in atto una serie di compulsioni che sono comportamenti ( rituali ) o azioni mentali per neutralizzare le ossessioni o eliminarle dalla mente. I sintomi ossessivo -compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di altra condizione medica. Prevalenza ed età d’esordio.
Il disturbo non è meglio giustificato da sintomi di altri disturbi mentali. Di seguito vi ricopio il caso descritto nelle pp. Tutte questi aspetti del rituale sono sfaccettature di una stessa pietra preziosa, quella attraverso cui l’uomo è riuscito nel corso dei secoli, attraversando infiniti cammini e travolgenti trasformazioni a mantenere un senso di integrità e continuità nel tempo (sia di gruppo che individuali). Genitori co-terapeuti: non offrirgli una mano nell’eseguire i rituali. Parlare in famiglia del DOC come di qualcosa ben distinto dal bambino.
Non assillare il bambino di domande, né farlo vergognare davanti agli altri. Come spiega lo psicoterapeuta Francesco Mancini nel suo recente La mente ossessiva (ed. Raffaello Cortina), chi è prigioniero di pensieri ossessivi può tentare di neutralizzarli sviluppando delle compulsioni , cioè azioni che si sente obbligato a ripetere più volte nel corso della giornata seguendo precise regole, fino a diventare veri e propri rituali.
Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali tesi a neutralizzare la contaminazione (ad esempio rituali di lavaggio ripetuto delle mani, dei vestiti o di oggetti personali).
Mario Di Nunzio commenti.
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